La comunicazione politica moderna è inscindibilmente legata all'ascesa dei media di massa. Quotidiani, radio, televisione hanno profondamente trasformato il modo di "fare politica", aprendo nuove possibilità ma anche nuove insidie. Il rapporto tra politica e media mainstream è complesso e bidirezionale: da un lato i media influenzano linguaggi, temi e immaginario della politica; dall'altro, i politici plasmano contenuti e flussi informativi a proprio vantaggio.
L'avvento della politica mediatizzata ha portato alla personalizzazione della politica. I leader diventano volti familiari, entrano nelle case di milioni di persone grazie al video e allo schermo televisivo. Conta sempre di più l'immagine, il carisma, la capacità di parlare alla gente. Nasce l'esigenza di semplificare il messaggio, renderlo immediato e accattivante per il grande pubblico. La comunicazione politica si fa sempre più orientata allo spettacolo, al soundbite efficace più che all'analisi.
Anche i temi e i linguaggi sono plasmati dai media. Le logiche dell'audience e della viralità determinano quali argomenti entrano nell'agenda pubblica. Notizie e scandali, più che programmi e idee, alimentano il dibattito mediatico. Si diffondono nella politica stilemi e modalità propri dei media - personalismo, semplificazione, sensazionalismo. La logica dello scontro prevale su quella del confronto.
Ma il rapporto è bidirezionale. I politici cercano infatti di influenzare e usare i media per i propri scopi. Le interviste vengono concordate, i giornalisti addomesticati, le notizie filtrate. Dai finanziamenti occulti alla proprietà incrociata di testate, i legami tra política e media sono strettissimi. Obiettività e pluralismo ne escono compromessi.
In conclusione, politica e media mainstream sono intimamente legati, per il bene e per il male. Solo contrastando derive populiste e logiche spettacolari è possibile recuperare il valore del confronto democratico, dell'informazione equilibrata, a beneficio di tutti.