Il poliptoto: l'arte di ripetere con grazia

Il poliptoto è una figura retorica che consiste nella ripetizione di parole derivate dalla stessa radice all'interno di una frase o brano. Si tratta di un espediente stilistico antico quanto la retorica, che se utilizzato con sapienza è in grado di conferire eleganza e armonia alla prosa.

L'etimologia del termine deriva dal greco πολύς ("molto") e πτῶσις ("caduta"), ad indicare la ripetuta caduta di parole della stessa famiglia in una costruzione linguistica. Già nella classicità greca e latina il poliptoto veniva impiegato per creare giochi di parole, equilibrio ritmico e rafforzare concetti chiave all'interno di discorsi e testi scritti. Cicerone ne fa ampio uso nelle sue orazioni, così come Orazio e Virgilio nelle loro opere in versi.

Ma in che modo il poliptoto rende più efficace ed elegante l'espressione linguistica? Innanzitutto, la ripetizione di radicali comuni tra parole diverse crea assonanza e ritmo. La prosa acquista una dimensione quasi poetica, scorrevole, musicale. In secondo luogo, la variazione semantica data dai diversi suffissi e desinenze that arricchiscono una stessa radice permette di ampliare, approfondire, sfaccettare un concetto. Il poliptoto dà ricchezza e completezza all'idea che si sta esprimendo.

Prendiamo ad esempio questo passo tratto dalle Confessioni di Sant'Agostino, dove il poliptoto è costruito sulla radice "sup-": "Súpplico, Dómine, la bontá tua, che véni dal profóndo del mio cuóre. Nulla mi cónsoli fuorché tù, nulla mi súpplisca defíciens tua cónsolazióne". La ripetizione di "supplico", "supplisca" e "consolazione" crea un effetto ipnotico, solenne, enfatizzando la richiesta del Santo rivolta alla divinità.

Anche nella prosa moderna il poliptoto mantiene intatte le sue qualità. Un maestro come Italo Calvino ne fa ampio uso per conferire leggerezza e precisione ai suoi scritti. Nelle Cosmicomiche si legge: "Un puntino luminoso brillava languido nel cielo latteo sopra di noi, la nostra stella polare che ci indicava la posizione del nostro piccolo pianeta galleggiante nel vuoto siderale". La ripetizione di "piccolo" e "pianeta" rimanda con grazia alla condizione dell'uomo nell'universo.

In definitiva, il poliptoto è una figura sempre valida e preziosa quando utilizzata con moderazione e gusto. Riempie il discorso di eufonia e arricchisce le sfumature di significato, rendendo la prosa più scorrevole e piacevole senza appesantirla. È l'arte di ripetere con grazia, giocando con le possibilità linguistiche offerte dalle famiglie di parole. Un vezzo retorico che ogni buon scrittore dovrebbe padroneggiare.

Carmelo Cutuli

Comunicatore, saggista e giornalista. Autore di "Intelligenza Artificiale e Pubblica Amministrazione" e "Prompt Engineering pratico per professionisti della Comunicazione"

Posta un commento

Nuova Vecchia