L'epifora è una figura retorica che consiste nella ripetizione di una o più parole alla fine di frasi o versi consecutivi. Deriva dal greco epiphorein, "portare sopra", perché le parole ripetute vengono come "portate sopra" alla fine della frase.
Questa figura ha un grande impatto a livello ritmico e di significato. La ripetizione crea enfasi, sottolinea concetti chiave, amplifica il messaggio che si vuole trasmettere. Le parole ripetute acquistano risalto e restano impresse nella mente di chi ascolta o legge.
L'epifora è molto utilizzata nella poesia, specie in componimenti lirici che esprimono emozioni intense. I versi conclusi dalle stesse parole creano musicalità, scandiscono il ritmo, danno armonia alla composizione. Celebre è l'epifora anaforica presente nell'Infinito di Leopardi, con il ripetersi di "questa" all'inizio e alla fine di ogni strofa.
Anche nella prosa e nell'oratoria l'epifora può avere grande efficacia. Martin Luther King la utilizzò sapientemente nel celebre discorso "I have a dream", con la ripetizione di "I have a dream" a chiusura di molte frasi. Questo creò un ritmo incalzante, enfatizzò il sogno di uguaglianza che King voleva trasmettere, rese indimenticabili quelle parole.
L'epifora si può combinare con altre figure retoriche. Abbinata all'anafora (ripetizione iniziale) crea un effetto di circolarità, di chiusura del concetto. Insieme all'anadiplosi (ripetizione di una parola all'inizio e alla fine di una frase) enfatizza ulteriormente il termine ripetuto.
Questa figura va usata con equilibrio. Un eccesso di ripetizioni può appesantire lo stile, risultare artificioso, penalizzare il contenuto a vantaggio della forma. Ma con sapiente misura, l'epifora è uno strumento prezioso per creare ritmo, musicalità, una maggiore aderenza fra contenuto e forma espressiva. Rappresenta una sfida creativa per poeti, scrittori, oratori, per chiunque voglia padroneggiare a fondo l'arte della parola.