L’intelligenza artificiale e la necessità di una bussola etica

L'intelligenza artificiale rappresenta una delle innovazioni tecnologiche più rivoluzionarie del nostro tempo, con un impatto potenzialmente dirompente in ogni ambito della vita umana. Tuttavia, come ogni grande cambiamento, porta con sé opportunità e rischi. La chiave sta nel governare consapevolmente questa trasformazione, ponendo al centro la persona umana e il bene comune.

È questo il cuore del pensiero di padre Paolo Benanti, francescano nonché teologo, filosofo ed esperto di etica delle tecnologie, recentemente nominato Presidente della Commissione per l'intelligenza artificiale dal Governo italiano. Secondo padre Benanti, parlare di "rivoluzione" è eccessivo: l'intelligenza artificiale va vista piuttosto come l'evoluzione di un processo di automazione iniziato con la prima industrializzazione. La vera novità sta nel tentativo di sostituire non più il lavoro muscolare, bensì le capacità decisionali umane.

Ecco allora l'importanza di porre chiari confini etici, o "guardrail", come li definisce padre Benanti. L'intelligenza artificiale, in quanto macchina, persegue in modo neutrale il fine per cui è stata programmata, adeguando i mezzi. Ma il fine non giustifica i mezzi: sta all'uomo, dunque, indicare fini eticamente orientati e limitare preventivamente l'azione della tecnologia per evitarne derivazioni negative. Del resto, l'intelligenza artificiale è priva di coscienza e soggettività proprie: la scelta dei fini adeguati non può che competere all'uomo.

Anche papa Francesco, nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2023, ha posto l'accento sulla necessità di un'algoretica, un insieme di principi etici per l'uso dell'intelligenza artificiale. Il Pontefice ha inoltre auspicato un trattato internazionale vincolante in materia. Si tratta di una sfida cruciale per garantire uno sviluppo tecnologico realmente a servizio dell'uomo.

L'avvento dell'intelligenza artificiale pone, in definitiva, interrogativi antichi quanto l'umanità: come utilizzare responsabilmente il potere tecnologico per promuovere autentico progresso? La risposta sta in una rinnovata centralità dell'uomo e del bene comune, attraverso scelte collettive orientate all'etica. La tecnologia va posta al servizio della persona, non il contrario. Questa la via per un futuro dove innovazione significhi vero umanesimo.

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