Allitterazione: giocare con i suoni delle parole

L'allitterazione è una figura retorica che si basa sulla ripetizione di suoni uguali o simili all'interno di una frase o di un verso. Gli scrittori la utilizzano per creare giochi fonici che danno ritmo e musicalità alla prosa o alla poesia.

Ripetendo le stesse consonanti o vocali, l'allitterazione genera una sorta di eco sonora che enfatizza determinate parole e richiama l'attenzione del lettore sul significato che esse veicolano. Ad esempio, Giovanni Pascoli era maestro nell'uso di questo espediente: "E cicale cicalando fanno tin tin, e cigola la cicala sull'acciottolato" (da Myricae).

L'allitterazione dona fluidità al verso, lo rende più melodioso, quasi ipnotico. Creando concatenazioni di suoni, lo scrittore può condurre il lettore in un flusso fonico che amplifica il senso delle parole. Ad esempio, Gabriele D'Annunzio ne Il piacere descrive "il lento levarsi delle lacrime lunari". L'allitterazione delle lettere "l" ed "r" comunica quasi fisicamente la sensazione delle lacrime che lentamente si levano.

Oltre a conferire musicalità, l'allitterazione serve anche a caratterizzare personaggi o ambienti. Un esempio è il poemetto Il Corvo di Edgar Allan Poe, dove il lugubre gracchiare del corvo ("nevermore") è reso icasticamente dalla ripetizione della "r". L'allitterazione trasmette sonoramente l'atmosfera cupa e tenebrosa.

Giocando abilmente con fonemi e sillabe, lo scrittore crea connessioni sonore che immergono il lettore in una dimensione quasi incantata. L'allitterazione dona ritmo al verso, enfatizza parole-chiave, suggerisce stati d'animo, genera effetti onomatopeici. È una preziosa risorsa stilistica che, se usata con sapienza, rende la prosa e la poesia viva e pulsante, capace di parlare al cuore oltre che alla mente del lettore.

Carmelo Cutuli

Comunicatore, saggista e giornalista. Autore di "Intelligenza Artificiale e Pubblica Amministrazione" e "Prompt Engineering pratico per professionisti della Comunicazione"

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