L'iperbole è una figura retorica che consiste nell'esagerare la realtà, alterandola in eccesso o in difetto. Attraverso questa distorsione, si enfatizzano determinati aspetti per rendere più efficace il messaggio comunicativo. L'iperbole è dunque una preziosa risorsa stilistica per amplificare situazioni, qualità o emozioni.
Gli scrittori utilizzano spesso l'iperbole per dipingere immagini suggestive capaci di colpire la fantasia del lettore. Ad esempio, Dante nell'Inferno descrive il conte Ugolino talmente affamato da mordere il cranio dei propri figli, in una drammatica iperbole che rende tangibile l'atrocità della sua pena.
Anche nella lirica, l'iperbole serve a trasfigurare poeticamente la realtà. Nei Sonetti di Shakespeare, l'amata ha "occhi di sole" e labbra "coralline", con una magnificazione figurativa del suo splendore. Leopardi paragona il suo dolore cosmico ad un'arida gibbosità "che va da l'Indo al Moro", dilatandolo smisuratamente.
Queste esagerazioni non vanno intese in senso letterale: il loro scopo è enfatizzare, dare risalto a particolari verità interiori. Attraverso l'iperbole lo scrittore può far risaltare ciò che ritiene essenziale, imprimendolo vividamente nella mente del lettore.
Sfruttando sapientemente questo artificio retorico, si possono dunque potenziare poeticamente gli eventi, caricare di pathos una narrazione, scandagliare più a fondo stati d'animo e sentimenti. Con poche pennellate amplificate, l'iperbole trasfigura la realtà, regalando significati più profondi.