La riforma della comunicazione pubblica con legge 150/2000

La legge 150 del 2000, anche nota come "legge sulla comunicazione pubblica", ha introdotto una vera e propria rivoluzione nel modo di concepire e gestire l'informazione da parte delle amministrazioni pubbliche italiane. Prima di questa riforma, non esisteva una normativa organica in materia e la comunicazione pubblica era lasciata all'improvvisazione e all'iniziativa dei singoli enti. Con il nuovo millennio, invece, il legislatore ha compreso l'importanza di regolamentare questo settore strategico per la vita democratica del Paese.

La legge 150/2000 si apre affermando che l'attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni è finalizzata a "promuovere la conoscenza delle disposizioni normative, al fine di facilitarne l'applicazione", nonché a "illustrare le attività delle istituzioni e il loro funzionamento". Si sancisce così un duplice obiettivo: da un lato diffondere la consapevolezza dei diritti e doveri dei cittadini, dall'altro rendere trasparente l'operato dell'apparato pubblico.

Uno degli aspetti qualificanti della riforma è l'istituzione, in ogni amministrazione statale, degli Uffici per le relazioni con il pubblico (URP). Si tratta di strutture deputate a garantire il diritto di accesso ai servizi, anche attraverso l'ascolto delle richieste dei cittadini e la comunicazione interna ed esterna. Gli URP diventano così il punto di contatto fondamentale tra pubblica amministrazione e utenti.

Altro cardine del nuovo sistema è la figura del Portavoce, introdotta per la prima volta a livello nazionale. Suo compito è gestire i rapporti tra l'amministrazione e gli organi di informazione, curando la diffusione delle informazioni sull'attività dell'ente presso i media. Ciò risponde all'esigenza di assicurare completezza e trasparenza riguardo ai temi di interesse pubblico.

Ma forse l'innovazione più significativa recata dalla 150/2000 è l'obbligo, per ogni amministrazione, di dotarsi di un Piano di comunicazione che detti le linee guida e gli obiettivi dell'attività di informazione. Il Piano deve stabilire le azioni di comunicazione, le tipologie di destinatari, gli strumenti utilizzati e le risorse messe a disposizione. Si supera così la logica estemporanea e si adotta una programmazione ragionata della comunicazione pubblica.

L'attuazione della legge, tuttavia, ha incontrato notevoli difficoltà. In primo luogo, gli enti hanno faticato ad adeguare strutture e procedure alle nuove disposizioni. Soprattutto negli enti locali minori, la creazione da zero degli URP e l'assunzione di personale qualificato hanno proceduto a rilento. In secondo luogo, l'autonomia organizzativa della PA ha comportato una eterogeneità nelle modalità di applicazione della riforma. Il cambiamento auspicato dal legislatore si è quindi realizzato in modo graduale e disomogeneo.

La consapevolezza dell'importanza di comunicare con cittadini e stakeholder si è notevolmente accresciuta nella PA. Si sono diffusi nuovi mezzi e linguaggi per interagire con l'utenza, dai siti web ai social media. La trasparenza e l'accountability hanno fatto significativi passi avanti, anche se permangono sacche di inefficienza comunicativa.

Sul piano culturale, la legge 150 ha innescato un cambio di paradigma fondamentale. La comunicazione pubblica è ora intesa come funzione essenziale per realizzare i principi costituzionali di buon andamento e imparzialità. Non più mera propaganda autogiustificativa del potere politico, ma servizio per rendere effettivi i diritti di cittadinanza. Una rivoluzione silenziosa ma profonda, i cui frutti emergeranno compiutamente negli anni a venire.

In conclusione, malgrado i limiti applicativi e le debolezze tuttora presenti, la legge 150/2000 ha gettato solide basi normative e culturali per una comunicazione pubblica moderna e al servizio del cittadino. La strada tracciata è ancora lunga e irta di problemi. Ma oggi è possibile percorrerla con maggiore consapevolezza e con nuovi strumenti, verso un'amministrazione sempre più aperta e dialogante.

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