Legge 150 del 2000: innovazioni e criticità a confronto

La legge 150 del 2000, nota anche come “Legge sulla comunicazione pubblica”, ha rappresentato una svolta epocale nel panorama della comunicazione istituzionale in Italia. Questa legge quadro, fortemente voluta dall’allora Ministro per la Funzione Pubblica Franco Bassanini, ha definito per la prima volta in modo organico principi, regole e strutture per l'attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni.

L'obiettivo principale della riforma era quello di realizzare una profonda innovazione nel rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, passando da una logica di autoreferenzialità ad una di apertura, trasparenza e ascolto. In estrema sintesi, si voleva superare la vecchia concezione della PA come potere chiuso e distante, per affermare invece il suo ruolo di servizio verso la collettività. La legge 150/2000 ha quindi posto le basi per un nuovo paradigma comunicativo, improntato ai criteri di efficienza, efficacia e qualità dell'informazione, nell'ottica di una modernizzazione complessiva della macchina amministrativa.

Uno degli aspetti più innovativi introdotti dalla Legge 150 è stata la creazione, in ogni amministrazione pubblica, di apposite strutture per le attività di informazione e comunicazione, gli Uffici Stampa e gli Uffici Relazioni con il Pubblico. In precedenza tali attività erano lasciate all'improvvisazione e all'iniziativa dei singoli, senza una strategia ed una organizzazione definite. Con gli URP e gli Uffici Stampa le amministrazioni hanno potuto contare su punti di riferimento professionali per pianificare e gestire la comunicazione interna ed esterna in modo organico e sistematico.

Un altro cambiamento rilevante è stato l'introduzione di precisi criteri di trasparenza e correttezza nell'attività di informazione, superando la logica propagandistica e autocelebrativa che aveva caratterizzato in passato la comunicazione pubblica. La legge ha sancito espressamente il diritto dei cittadini ad una informazione completa e trasparente, a garanzia di una loro partecipazione consapevole alla vita pubblica. A questo scopo, ha previsto tra l'altro che le attività di informazione si realizzino attraverso il portavoce nominato dall'organo di vertice dell'amministrazione.

Sul fronte dell'innovazione va annoverata anche la spinta data dalla legge 150/2000 allo sviluppo della comunicazione pubblica online, con particolare riferimento ai siti web istituzionali. Già alla fine degli anni '90 la diffusione di internet offriva opportunità senza precedenti per informare e interagire con gli utenti, ma nella PA italiana l'adozione del web era ancora marginale e spontanea. La legge 150 ha definito il sito istituzionale come strumento essenziale per garantire trasparenza e accessibilità totale alle informazioni, obbligando di fatto tutte le amministrazioni ad aprire un proprio sito. Negli anni successivi, anche grazie al Codice dell'Amministrazione Digitale, i siti web sono divenuti i canali principali per l'informazione e i servizi online ai cittadini.

In sintesi, il passaggio dal modello propagandistico a quello informativo, l'istituzione di strutture dedicate, l'affermazione dei diritti di accesso e trasparenza, l'apertura al web; sono tutti fattori che testimoniano il carattere innovativo della legge 150 e il suo ruolo di volano nel rinnovamento della PA.

Ciononostante, l'attuazione concreta della legge nel corso di questi anni è stata complessa e non priva di criticità. In molti casi gli obiettivi di trasparenza, efficienza e qualità dell'informazione non sono stati pienamente raggiunti nella pratica. Pesano difetti di coordinamento, scarsità di risorse, resistenze culturali al cambiamento. Analizziamo dunque luci e ombre nell'implementazione della normativa.

Un profilo problematico riguarda l'effettiva realizzazione del diritto di accesso previsto dalla legge 150/2000. Il principio della trasparenza spesso stenta ad affermarsi pienamente per ritardi tecnologici, arretratezza digitale della PA, persistenti sacche di burocrazia difensiva. Garantire un'informazione davvero accessibile e completa presuppone un profondo cambio di mentalità oltre che investimenti mirati in conoscenze e strumenti per la gestione e pubblicazione dei dati.

Anche sul piano dell'organizzazione interna i risultati sono stati disomogenei. In alcuni enti gli URP e gli Uffici Stampa hanno potuto contare su risorse e competenze adeguate, riuscendo ad incidere efficacemente. In molti altri casi tali uffici sono rimasti sottodimensionati e con personale non sempre qualificato, limitandone fortemente l'operato. Per scarso impegno politico e difficoltà economiche, gli obiettivi di razionalizzazione e potenziamento del settore delineati dalla legge sono stati attuati solo parzialmente.

Una forte critica mossa alla legge 150 è quella di aver finito in alcuni casi per creare una eccessiva burocratizzazione della comunicazione pubblica, appesantendone i processi con nuovi adempimenti formali. Inoltre, la nomina di portavoce scelti dalla politica avrebbe secondo alcuni ridotto gli spazi di autonomia professionale degli uffici stampa, esponendoli a possibili pressioni e condizionamenti. L'impianto della legge richiedeva correttivi ed integrazioni che purtroppo non sono sempre arrivati.

In conclusione, a distanza di oltre vent'anni dalla sua approvazione, il bilancio della legge 150 appare nel complesso positivo ma con luci e ombre. È innegabile il contributo fondamentale che ha dato al rinnovamento della comunicazione pubblica, ma resta ancora molta strada da fare per una piena attuazione. Integrando le positività e superando le criticità, la legge 150 può e deve rimanere un solido pilastro per la costruzione di una PA moderna, trasparente, al servizio dei cittadini.

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